O.Henry un geniale narratore.

O. Henry, pseudonimo di William Sydney Porter (Greensboro 11/9/1862 - New York City 5/6/1910) è stato uno scrittore statunitense. I 400 racconti da lui scritti sono celebri per essere ricchi di spirito e giochi di parole e per il sapiente uso dei finali a sorpresa.
Come molti altri scrittori, le prime aspirazioni di carriera di O. Henry erano confuse e vagò tra diverse attività e professioni prima di trovare infine la sua vocazione come scrittore di racconti. Iniziò a lavorare nella farmacia dello zio nel 1879 e divenne farmacista autorizzato all'età di 19 anni.
Le sue prime espressioni creative vennero mentre lavorava in farmacia, dove disegnava gli avventori che frequentavano il negozio. I clienti reagivano positivamente ai suoi disegni e veniva ammirato per la sua abilità artistica e nel disegno.
O. Henry si trasferì in Texas nel marzo del 1882 sperando di liberarsi di una tosse persistente che aveva sviluppato. Mentre era lì, si stabilì in una fattoria dove allevavano pecore e imparò a fare il pastore, cucinare, badare ai bambini e apprese anche qualche parola di spagnolo e tedesco dai molti braccianti agricoli immigrati. Aveva una vita sociale attiva ad Austin ed era un bravo musicista, dotato nell'uso della chitarra e del mandolino. Negli anni successivi, Porter, come era allora conosciuto, svolse diversi lavori, dalla farmacia al disegno, al giornalismo e alle banche. Qui iniziarono davvero le svolte e i cambiamenti.
Lavorare in banca, in particolare, non era la vocazione di O. Henry, era molto disattento alla contabilità. Venne licenziato dalla banca e accusato di appropriazione indebita nel 1894. Suo suocero pagò la cauzione, ma lui fuggì il giorno prima del processo nel 1896, prima a New Orleans, poi in Honduras, dove non esisteva un trattato di estradizione. Lì strinse amicizia con un famigerato rapinatore di treni, Al Jennings, che in seguito scrisse un libro sulla loro amicizia. O. Henry mandò sua moglie e sua figlia in Texas, dopodiché si barricò in un hotel per scrivere la sua prima raccolta di racconti, "I cavoli e i re" pubblicata nel 1904. Scoprì che sua moglie stava morendo di tubercolosi e non avrebbe potuto unirsi a lui in Honduras, quindi tornò ad Austin e si presentò in tribunale. Suo suocero pagò di nuovo la cauzione perché potesse rimanere con sua moglie fino alla sua morte nel 1897. Fu condannato e scontò la pena in una prigione federale dell'Ohio per cinque anni dal 1989-1902.
Durante la sua detenzione, tornò a gestire la farmacia del carcere e gli fu assegnata una stanza nell'ospedale, senza mai dover vivere in una cella. O. Henry è sempre stato un amante della letteratura classica e mentre perseguiva molte sue attività, aveva cominciato a scrivere come hobby.
Quando perse il suo lavoro in banca si trasferì a Houston nel 1895 e iniziò a scrivere per il The Post, guadagnando 25 dollari al mese (uno stipendio medio in quel periodo nella storia americana era probabilmente di circa 300 dollari all'anno). O. Henry raccoglieva idee per la sua rubrica appostandosi nelle lobby degli hotel e osservando e parlando con le persone lì presenti.
Si affidò a questa tecnica per ottenere ispirazione creativa durante tutta la sua carriera di scrittore. Cosa divertente da tenere a mente mentre si legge un capolavoro immaginativo di una storia come "Transients in Arcadia".
I numerosi impegni e viaggi in America Latina, e il suo tempo trascorso in prigione, chiaramente ispirarono i colpi di scena e i giochi di parole nelle sue storie. Il periodo di scrittura più prolifico di O. Henry iniziò nel 1902 a New York, dove scrisse 381 racconti. Scrisse una storia a settimana per il The New York World Sunday Magazine per oltre un anno.
Alcuni dei suoi migliori e meno conosciuti lavori si trovano in "I cavoli e i re", il cui titolo fu ispirato dal poema di Lewis Carroll, "Il tricheco e il carpentiere". Le storie sono ambientate in una città del middle west americano in cui sottotrame e trame più ampie sono intrecciate in modo coinvolgente. La sua seconda raccolta di storie, "The Four Million", fu pubblicata nel 1906.
Le storie sono ambientate a New York e il titolo si basa sulla popolazione della città in quell'epoca. La raccolta conteneva diversi capolavori del racconto, tra cui "Il dono dei Magi", "Il poliziotto e l'inno" e molti altri. O. Henry aveva una evidente affezione per New York e la sua diversità di persone e luoghi, una reverenza che emerge attraverso molte delle sue storie.
Il marchio di fabbrica di O. Henry sono i finali ingegnosi e pieni di colpi di scena e la sua calda caratterizzazione delle situazioni imbarazzanti e difficili e dei modi creativi con i quali i suoi personaggi riescono a risolverle. Nel 1952, Marilyn Monroe e Charles Laughton recitarono in "O. Henry's Full House", un film che presenta cinque racconti di O. Henry. Il film includeva "Il poliziotto e l'inno", "La chiamata del chiarino", "L'ultimo foglio", "Il riscatto del caporedattore" (con Fred Allen e Oscar Levant) e "Il dono dei Magi".
Purtroppo, la tragedia personale di O. Henry fu l'alcolismo. Verso il 1908, la sua salute si deteriorò e la sua scrittura calò di conseguenza. Morì nel 1910 di cirrosi epatica, complicazioni del diabete e un cuore ingrossato.
Il funerale si tenne a New York, ma fu sepolto in Carolina del Nord, lo stato in cui era nato. Fu un talentuoso scrittore di racconti che ci ha lasciato un ricco patrimonio di grandi storie da gustare.


Tra un round e l'altro.

La luna di maggio splendeva luminosa sulla pensione di proprietà della signora Murphy e, grazie alla notte serena i suoi raggi scoprivano una grande parte del territorio circostante. La primavera era nel periodo del suo massimo splendore e presto si sarebbe diffusa la febbre da fieno. I parchi erano verdi di foglie nuove e giravano acquirenti dall'ovest e dal sud, per gli affari. Sventolavano i fiori e gli agenti di viaggio per la villeggiatura estiva, l'aria e le risposte a Lawson si facevano più miti. Ovunque la gente era deliziata dal suono di organetti, dallo scrosciare dell'acqua nelle fontane ma anche dal giuoco del pinnacolo.
Le finestre della pensione della signora Murphy erano aperte. Un gruppo di pensionanti era seduto sull'alta veranda, su stuoie rotonde e piatte simili a morbide frittelle tedesche. Affacciata a una delle finestre del secondo piano Mrs. McCaskey stava aspettando suo marito. La cena si stava raffreddando sul tavolo ma lei ne avvertiva ancora il calore. Alle nove arrivò il signor McCaskey. Portava la giacca sul braccio e la pipa tra i denti. Si scusò, per il disturbo, con i pensionanti sui gradini mentre sceglieva dei punti adatti tra di loro, dove posizionare la sua scarpa taglia 46.
Quando aprì la porta della sua stanza ricevette una sorpresa. Invece del solito coperchio della pentola o dello schiacciapatate da scansare, gli arrivarono solo parole. Il signor McCaskey sperava che la benevola luna di maggio avesse addolcito il cuore della sua sposa.
«Ho sentito», dicevano i sostituti orali delle stoviglie non lanciate. «Ti scusi con la marmaglia della strada per aver messo i tuoi piedi maldestri sulle code dei loro vestiti, ma cammineresti sul collo di tua moglie per la lunghezza di una corda da bucato senza nemmeno un "Baciami alla grande". Sono sicura che ci vorrà parecchio tempo per calmare il vento della mia collera per te e per il cibo che si è raffreddato. Come se avessimo soldi per comperarne altro dopo che bevi la tua paga da Gallegher ogni sabato sera e l'uomo del gas che è venuto due volte oggi a chiedere soldi.»
«Donna!» disse il signor McCaskey, gettando giacca e cappello su una sedia, «Il tuo blaterìo è un insulto al mio appetito. Quando elimini la cortesia, togli la malta dai mattoni delle fondamenta della società. Non stai facendo altro che riversare la tua acrimonia su di un gentiluomo che educatamente chiede il permesso alle signore per passare. Fai sparire da quella tua faccia da maiale quel maledetto vento e pensa a sfamarmi.»
La signora McCaskey si alzò pesantemente e andò ai fornelli, ma c'era qualcosa nei suoi modi che mise in allarme il signor McCaskey. Quando gli angoli della sua bocca si abbassavano all'improvviso, come un barometro che segna tempesta, di solito preannunciavano lanci di stoviglie e vasellame.
«Una faccia di maiale, vero?» Disse la signora McCaskey, e scagliò contro il marito una pentola piena di pancetta e rape. Il signor McCaskey non era affatto un principiante di fronte a quel menù e sapeva perfettamente che cosa avrebbe fatto seguito alla prima portata. Sul tavolo c'era un controfiletto di maiale arrosto, guarnito con trifoglio. Lui rispose con quello e ricevette in cambio un budino in un piatto di terracotta. Un pezzo di formaggio svizzero lanciato con precisione dal marito colpì la signora McCaskey sotto un occhio. Quando lei rispose con una caffettiera ben mirata piena di un liquido, nero, caldo e fumante la battaglia, sarebbe dovuta terminare al caffè, a detta di tutti.
Ma il signor McCaskey non era un tavolo condiviso da osteria da 50 centesimi. Lasciamo che i bohémien a buon mercato considerino il caffè l'ultima voce del menù e, se lo vogliono, lasciamogli commettere quell'errore. Ma lui era più scaltro. Le ciotole per lavarsi le dita non erano disponibili alla Pensione Murphy, ma il loro equivalente molto più pesante era lì a portata di mano. Trionfante scagliò il lavabo di granito verso la testa della sua avversaria matrimoniale. La signora McCaskey si scansò in tempo e afferrò un ferro da stiro con il quale, come fosse il digestivo di fine pasto, sperava di concludere il duello gastronomico.
Un forte grido lamentoso al piano di sotto fece fermare sia lei che il signor McCaskey in una sorta di armistizio involontario. Sul marciapiede all'angolo della casa il poliziotto Cleary era in piedi tendendo un orecchio all'insù, per ascoltare il rumore dello scontro.
«Sono di nuovo Jawn McCaskey e la sua signora» pensò il poliziotto. «Mi chiedo se devo salire e fermarli. No, non lo farò. Sono persone sposate e hanno pochi divertimenti. Tanto non durerà a lungo una volta terminate le stoviglie. Certo, dovranno prendere in prestito altri piatti per la prossima lite.»
E proprio in quel momento si udì nuovamente, dal piano di sotto, un forte urlo che annunciava paura o estrema disperazione.
«Probabilmente è un gatto» disse il poliziotto Cleary, e si incamminò in fretta nella direzione opposta.
I pensionanti sui gradini erano spariti. Il signor Toomey, avvocato assicurativo di nascita e investigatore di professione, entrò per scoprire l'origine dell'urlo. Tornò con la notizia che il figlioletto della signora Murphy, Mike, era scomparso. Al suo seguito, saltò fuori la signora Murphy, cento chili in lacrime e in preda all'isteria, che si aggrappava all'aria e urlava al cielo per la perdita di quindici chili di lentiggini e malizia. Cambiamento di scena sconcertante!
Il signor Toomey si sedette accanto alla signorina Purdy, una modista e le loro mani si strinsero a vicenda in segno di simpatia. Le due vecchie zitelle, signorine Walsh, che ogni giorno si lamentavano del rumore nei corridoi, chiesero subito se qualcuno avesse guardato dietro l'orologio a pendolo.
Il maggiore Grigg, che sedeva accanto alla sua grassa moglie sull'ultimo gradino, si alzò e si abbottonò la giacca. «Il piccolo si è perso?» Esclamò. «Perlustrerò la città.» Anche se sua moglie non gli permetteva mai di uscire dopo il tramonto, ora gridava con voce baritonale: «Vai, Ludovic! Chi riesce a guardare il dolore di quella madre senza provare angoscia ha un cuore di pietra.»
«Dammi trenta o sessanta centesimi, amore mio» disse il maggiore, «a volte i bambini smarriti si allontanano. Potrei aver bisogno di prendere un'automobile.»
Il vecchio Denny, dell'atrio del quarto piano sul retro, che sedeva sul gradino più basso, cercando di leggere un giornale accanto al lampione, voltò una pagina per seguire l'articolo sullo sciopero dei falegnami.
La signora Murphy gridò alla luna: "Oh, ar-r-Mike, per l'amor di Dio, dove sei bambino mio?»
«Quando l'ha visto l'ultima volta?» chiese il vecchio Denny, con un occhio al rapporto della Building Trades League. «Oh», gemette la signora Murphy. «è stato ieri, o forse quattro ore fa! Non so. Ma si è perduto, il mio piccolo Mike. Stava giocando sul marciapiede proprio stamattina... o era mercoledì? Sono così impegnata con il lavoro che è difficile stare al passo con gli appuntamenti. Ma ho ispezionato la casa da cima a fondo fino alla cantina, e non c'è più. Oh, per amore del Cielo...»
Silenziosa, cupa, colossale, la grande città ha sempre resistito ai suoi detrattori. La chiamano dura come il ferro, dicono che nessun battito di pietà pulsi nel suo cuore e paragonano le sue strade a foreste solitarie e deserti di lava. Ma sotto la dura crosta dell'astice si trova un cibo delizioso e succulento. Forse sarebbe stata più saggia una similitudine diversa. Eppure nessuno dovrebbe offendersi. Non definiremmo nessuno un'astice se non fosse dotato di buone e adeguate chele. Nessuna calamità tocca tanto il cuore degli uomini quanto lo smarrimento di un bambino. I loro piedi sono così incerti e deboli mentre le strade sono così ripide e pericolose.
Il maggiore Griggs corse fino all'angolo e lungo il viale fino all'abitazione di Billy. «Dammi un po' di whisky», disse al domestico. «Non hai per caso visto da queste parti un diavoletto di sei anni smarrito, con le gambe arcuate e la faccia sporca, vero?»
Il signor Toomey trattenne la mano della signorina Purdy sui gradini. «Pensi a quel caro bambino», disse la signorina Purdy, «perduto da sua madre e forse già caduto sotto gli zoccoli di ferro di destrieri al galoppo, oh..., non è terribile?» «Non è vero?» concordò il signor Toomey, stringendole la mano. «Forse è meglio che aiuti anch'io a cercarlo, ehm!» «Forse sì», disse la signorina Purdy, «dovreste farlo. Ma oh..., signor Toomey, lei è così audace, così impetuoso, supponiamo che nel suo entusiasmo le capiti qualche incidente, e allora...»
Il vecchio Denny continuò a leggere dell'accordo arbitrale, con un dito sulle righe. Al secondo piano, sul davanti, il signor e la signora McCaskey si affacciarono alla finestra per riprendere fiato. Il signor McCaskey stava staccandosi le rape dal panciotto con l'indice piegato, e la sua signora si stava sciacquando un occhio sul quale il sale dell'arrosto di maiale aveva infierito. Udirono le grida di sotto e sporsero la testa fuori dalla finestra.
«È il piccolo Mike che si è perduto», disse la signora McCaskey con voce sommessa, «il bellissimo, piccolo angelo combina-guai di un ragazzino» «Il ragazzo si è smarrito?» disse il signor McCaskey sporgendosi dalla finestra. «Be', questo è piuttosto grave. La scomparsa di un bambino è terribile. Se fosse una donna sarebbe diverso, perché quelle lasciano la pace dietro di sé quando se ne vanno.» Ignorando la battuta, la signora McCaskey afferrò il braccio del marito. «Quel coso», disse con tenerezza, «il ragazzino della signora Murphy si è perso. È una città fantastica per perdere i ragazzini.
Aveva sei anni il coso, è la stessa età che avrebbe avuto il nostro se lo avessimo fatto sei anni fa.» «Non l'abbiamo mai fatto», disse il signor McCaskey, indugiando sul fatto. «Ma se ci avessimo pensato, a quel coso, quale dolore ci sarebbe nei nostri cuori questa notte, con il nostro piccolo Phelan scappato o rapito nel nulla della città.» «Stai dicendo sciocchezze», disse il signor McCaskey. «Si sarebbe dovuto chiamare Pat, in onore del mio vecchio padre a Cantrim.» «Tu menti!» disse la signora McCaskey, senza rabbia. «Mio fratello valeva una dozzina dei McCaskey che sguazzavano nelle paludi. Da lui avrebbe preso il nome il mio bimbo.» Si sporse dal davanzale della finestra e guardò il trambusto sottostante. «Jawn,» disse piano la signora McCaskey, «mi dispiace di essere stata aggressiva con te.» «Era un budino proprio aggressivo, come dici tu,» disse il marito «e c'erano anche rape volanti e caffè veloce.» «Era quello che si potrebbe definire un pranzo veloce, d'accordo, ma non esagerare.»
La signora McCaskey fece scivolare il braccio sotto quello del marito e gli prese la mano ruvida. «Ascolta il pianto della povera signora Murphy,» disse. «È terribile perdersi in un attimo in questa grande città. Se fosse il nostro piccolo Phelan, Jawn, mi si spezzerebbe il cuore.» Goffamente il signor McCaskey ritirò la mano. Ma la posò sulle spalle di sua moglie che si avvicinò a lui. «È una sciocchezza, naturalmente», disse in tono rude, «ma mi farei in quattro anch'io, se il nostra piccolo... Pat venisse rapito o qualcosa del genere. Ma non c'è mai stato nessun bambino per noi. A volte sono stato cattivo e duro con te, Judy.» «Lascia perdere» disse lei.
Si affacciarono assieme ad assistere al dramma che si stava consumando. Rimasero così a lungo mentre la gente di sotto si accalcava lungo il marciapiede, affollandosi, facendo domande, riempiendo l'aria di voci e supposizioni inconcludenti. La signora Murphy si muoveva avanti e indietro in mezzo a loro, come una soffice montagna dalla quale si riversava un'irrefrenabile cataratta di lacrime mentre la gente andava e veniva.
Davanti alla pensione si levarono alte voci e un rinnovato tumulto. «Che succede adesso, Judy?» chiese il signor McCaskey. «È la voce della signora Murphy», disse la signora McCaskey, ascoltando, «dice che ha trovato il piccolo Mike addormentato dietro un vecchio rotolo di linoleum sotto il letto nella sua stanza.» Il signor McCaskey rise forte. «Quello è il tuo Phelan,» gridò sardonico. «Un diavoletto, mentre Pat non avrebbe mai fatto quel trucco se quello che non abbiamo mai avuto si fosse smarrito o rapito, perciò, chiamalo Phelan, e guardalo che si nasconde sotto il letto come un cucciolo rognoso.». La signora McCaskey si alzò pesantemente e si avvicinò allo stanzino dei piatti, con gli angoli della bocca abbassati.
Il poliziotto Cleary era tornato da dietro l'angolo mentre la folla si disperdeva. Sorpreso, allungò l'orecchio verso l'appartamento McCaskey dove il rumore di ferri da stiro e porcellane e il tintinnio degli utensili da cucina scagliati, sembrava più forte di prima. Il poliziotto Cleary tirò fuori il suo orologio. «Per tutti i serpenti deportati!» esclamò, «Jawn McCaskey e la sua signora hanno litigato per un'ora e un quarto del mio turno di guardia». La signora potrebbe cedermi quaranta libbre di peso e anche la forza del suo braccio.» Il poliziotto Cleary girò nuovamente l'angolo e se ne andò.
Il vecchio Denny ripiegò il giornale e si affrettò a salire i gradini proprio mentre la signora Murphy stava per chiudere a chiave la porta per la notte.